Zorba il greco è il romanzo di Nikos Kazantzakis da cui venne tratto il fortunato film con Anthony Quinn e Irene Papas, proposto ai lettori italiani in traduzione dal greco e in versione integrale.
“Lo conobbi al Pireo… Parole, risate, balli, ubriacature, preoccupazioni, quiete conversazioni al tramonto, occhi sgranati che mi fissano con tenerezza e disprezzo, come se mi dessero ad ogni istante il benvenuto, come se ad ogni istante mi dicessero addio, per sempre”.
Un cuore forte come la montagna, calze color melanzana, un vecchio arcangelo ribelle, un clefta, brigante profeta dai riccioli grigi che raschia l’osso dell’agnello alla brace per leggere il domani, che puntella la sua baracca e se la ride della tormenta del nord. Perchè un uomo vero sta a fronte alta davanti alla Necessità, e perfino a Dio: tutto questo è, e sempre sarà, Zorba il greco, mani e gambe che diventano ali nella danza leggendaria sulla spiaggia. Zorba l’operaio insegna al giovane amico, l’intellettuale, a vedere le cose con ardore, come se fosse sempre la prima volta. Un uomo si forma con il ritmo che batte nel cuore del vino, da agnello a leone, da leone a drago: così la pensa Zorba, sullo sfondo di una Creta pietrosa senza tempo. E la passione del vivere che gli fermenta dentro ci contagia, ci travolge con l’ottimismo. Scintillante come sotto le cure di un restauratore d’arte, questa nuova versione del più famoso romanzo greco ci lega fatalmente a Zorba e al suo mondo. Sarà storia d’amicizia senza ma e senza se, come deve essere, rude e vergine, simile ai gesti, ai sogni, al ragionare del fiabesco greco.
“Sicuramente il cuore dell’uomo è una fossa chiusa di sangue, e quando si apre corrono ad abbeverarsi e a riprendere vita tutte le inconsolabili ombre assetate… Corrono a bere il sangue del nostro cuore, perché sanno che altra risurrezione non esiste. E più avanti di tutti corre oggi Zorba con le sue grandi falcate, e scansa le altre ombre, perché sa che è per lui oggi la commemorazione. Facciamo tutto quanto è in noi perché riviva ancora per un po’ questo crapulone, beone, lavoratore instancabile, donnaiolo e zingaro. L’anima più grande, il corpo più saldo, il grido più libero che abbia mai conosciuto in vita mia”.