In questo breve e felice libro è racchiuso, in una forma che ondeggia tra il diario e la favola, tutto il materiale da cui trarranno origine le cosiddette «opere maggiori» di Hesse. Nel mondo poetico e narrativo dell’indimenticabile autore di Siddharta ricorre con significativa frequenza la figura del vagabondo, del cercatore irrequieto, sospinto senza tregua tra boschi e villaggi, sempre a un valico o a una frontiera, talvolta assorto in estatiche meditazioni, o assopito nella calura meridiana, nostalgico esule alla vista di una casa o dì un volto umano. In questa condizione di libertà assoluta, di totale disponibilità, il viandante si fa protagonista di un’esperienza superiore, quasi sacrale. Apparentemente escluso dal mondo, in realtà ne interpreta e ricompone i più profondi dissidi. Il senso e la poesia del vagabondaggio, che qui si esprimono in tratti nitidi e gioiosi, sono chiaramente metaforici: ogni uomo, che voglia incamminarsi alla ricerca dell’essenza mistica e spirituale della vita, è da quel momento viandante, uomo solo