E se una mattina ti capitasse di risvegliarti a Camelot, addirittura nel castello del leggendario Re Artù? È quanto succede incredibilmente al protagonista di questo romanzo, un uomo del XIX secolo: catapultato nell’Inghilterra di Merlino e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, tra maghi e damigelle, superstizioni e miseria, farà vedere di cosa è capace un vero americano, affrontando le avventure più assurde e irresistibili con lo spirito pratico e positivo di un cittadino moderno del Nuovo Mondo.
Un americano alla corte di re Artù racconta la storia di Hank Morgan – il più yankee degli yankees: nato ad Hartford, nello Stato del Connecticut – il quale si ritrova inspiegabilmente catapultato nella mitica Camelot, sotto il regno del leggendario re britannico Artù. Ma Hank, che è dotato di grande abilità manuale ed è costruttore di armi e macchinari di ogni genere, in qualità di cittadino democratico, pratico e diretto, non prova alcuna soggezione al cospetto di dame e cavalieri, aristocratici e presunti eroi. Infatti per lui Lancillotto, Tristano o Sagramor non sono che ridicoli cialtroni che si fanno strada a forza di menzogne e pregiudizi immotivati, e per quanto Hank possa provare una certa stima per il re, di certo si fa beffe del suo presunto diritto divino a governare. Tra peripezie e avventure di ogni tipo, il nostro simpatico americano riesce abilmente a farsi largo nell’arcaica società di Camelot creandosi la fama di mago potentissimo – attirandosi così l’ostilità di Merlino – prevedendo eclissi, costruendo linee telegrafiche e applicando la tecnologia del XIX secolo al VI secolo, lasciando in questo modo a bocca aperta gli insigni cavalieri di allora di fronte a un abisso di tredici secoli.
…tutto il resto è fatto di atomi apportati ed ereditati da una processione di antenati che risale per un miliardo di anni fino ad Adamo, al mollusco, o alla cavalletta, o alla scimmia da cui lanostra razza si è sviluppata con tanta lentezza, tanta ostentazione e così poco profitto…