Il secondo romanzo di Andrea De Carlo che gli ha fatto conquistare un pubblico fedele.
Fiodor, rampollo nullafacente di una ricca famiglia, ha un incidente di macchina a Santa Barbara, California. Suo padre, che si è ritirato in Costa Rica e alleva per hobby uccelli rari, lo spedisce a lavorare in una delle filiali dell’azienda di famiglia, a Milano. Qui Fiodor incontra Malaidina, una ragazza affascinante e misteriosa, e se ne innamora follemente. Sullo sfondo, il clima difficile dell’Italia degli anni ’70.
Federico Fellini scrive: “Caro Andrea… in questo tuo libro c’è tutto: la qualità brillante della scrittura e l’autenticità vitale del contenuto, il distacco e la passione romantica, l’ingenuità e la consapevolezza sconcertante di sapere così poco del mondo e di noi stessi, di quello che stiamo cercando. È l’avventura della scoperta, il viaggio vertiginoso in cui tutto viene messo in gioco, tra stupore, divertimento, paura…”
FRASI TRATTE DAL LIBRO
“Mi sembra che in realtà ogni sensazione o voglia o idea venga racchiusa in una specie di gabbia, diversa per forma e dimensione a seconda di quello che contiene. Ci sono gabbie lunghe e strette per desideri lineari, gabbie cubiche per immagini mentali ben definite, gabbie a cono per modi di fare, gabbie cilindriche per modi di essere; gabbie minuscole per piume di impressioni. Ma adesso sto pensando a quelle ancora più piccole, il cui contenuto è così volatile e difficile da maneggiare direttamente che da renderle indispensabili a chiunque non sia disposto a investire tempo in inseguimenti lunghi e spesso inutili. Così uno si procura una gabbietta, o una serie completa di gabbiette calibrate come i piccoli pesi di una bilancina da orefice, ed è sicuro di poter definire qualunque cosa. Uno può leggere le sue gabbiette in un libro, guardarle alla televisione, assimilarle da altri mentre parlano o fanno gesti o anche solo stando fermi.”