Esempio mirabile di convivenza di elementi fantastici e aspetti consueti della realtà quotidiana, le meravigliose fiabe di Andersen rimangono per tutti uno dei più delicati ricordi d’infanzia, nonché un esempio di sensibilità e di bonaria saggezza per i più grandi. Età di lettura: da 9 anni.
Grazie alle sue fiabe, cui si dedicò con passione tra il 1835 e il 1872, Andersen, che pure scrisse grandi opere, romanzi e poemi drammatici, è rimasto immortale. Esse rimangono infatti il suo vero, intramontabile capolavoro giacché, poco concedendo alle mode e ai vincoli del contingente, esprimono nel modo più sincero, sereno ed evidente l’eterna e intima poesia di un animo sensibilissimo che alla freschezza e alla semplicità dell’infanzia unisce una profonda saggezza d’uomo, un calore e una comprensione straordinari, un senso religioso altissimo. Fiducioso nella bontà degli uomini e della natura, Andersen non ricorse alle sue delicate creazioni per evadere o far evadere il lettore dalla realtà, ma affidò ad esse il compito di rappresentare esperienze e fantasie della vita quotidiana. Un mondo sereno e positivo, intimamente lirico, ritratto in uno stile semplice e pulito, che celebra la magia della natura, l’intensità ora gioiosa ora mesta dei sentimenti, la sostanziale bontà degli uomini.
«Ah, che ragazzaccio è mai questo Amor! Lo voglio dire a tutti i bambini buoni, perchè se ne guardino, e non giochino mai con lui: già, egli non farebbe loro che male…» (…) Tutti i buoni fanciulli, ragazzine e ragazzini, ai quali raccontò il fatto, si tengono ora in guardia contro il cattivello; ma egli è così scaltro ed accorto, che riesce sempre a burlarsi delle loro precauzioni. {da “Il ragazzaccio”
Lontano lontano, in alto mare, l’acqua è azzurra come i petali del più bel fiordaliso, e limpida come il più puro cristallo. Ma è molto profonda, più profonda di ogni scandaglio; bisognerebbe mettere molti e molti campanili l’uno sopra l’altro per arrivare dal fondo sino alla superficie dell’acqua. E laggiù, nel fondo, vive la gente del mare. {da “La Sirenetta”