La vitale Forza lirica della Nuova Inghilterra.
“I primi critici della Dickinson, americani e inglesi, recitarono la loro brava orazione contro l´ardire del vocabolario e della sintassi, contro le innovazioni di metro, tirmo e rima. Anche Samuel Johnson aveva affermato che non ci sono sei versi di Shakespeare senza almeno un errore. Emily si trova dunque in buona compagna; dal suo maestro Shakespeare ebe del resto l´ispirazione per non pochi di quei suoi svarioni. Raccontava come da bambina le accadesse sovente di fare errori di ortografia: “Non ho trovato motivo di migliorare! Dovessi servirmi per tutte le parole dell´ortografia suggeritami dal suono che hanno per me, e dire tutti i fatti come li ho visti io, altro che costernazione!”. Malgrado l´ortografia e gli svarioni lamentati dai critici vittoriani, la poesia inglese ha attinto dalla Dickinson una forza vitale…” dalla prefazione scritta da Guido Errante nper la sua versione italiana delle poesie di Emily Dickinson pubblicata da Guanda nel 1975.