Non sempre ritroviamo ciò che cerchiamo, guardando all’indietro. I posti che portiamo dentro di noi diventano luoghi dell’anima, cristallizzati nel ricordo: se corrispondono a un’età perduta, specie se quella dell’innocenza, sarà altamente improbabile poterli ritrovare. Sarebbe bello poterli rivivere con nuove consapevolezze di sé e con la coscienza di chi è ormai cresciuto e ha un’altra vita da vivere, proiettata nel futuro.
Emanuele Tirelli si mette dalla parte di Pedro e ne racconta convinzioni e illusioni, ingenuità e decisioni, entrando con lui nel Polve, nella comunità del quartiere.
L’esordio narrativo di Tirelli è particolarmente felice: dalla sua, ha la forza del bel personaggio di Pedro, con le sue debolezze e le sue speranze, e una corona di comprimari che acquistano carattere e sono complementari in una storia che è soprattutto di amore verso le proprie radici.
Un romanzo che è la narrazione di più luoghi, di più sentimenti e di più linguaggi. Dalla Spagna all’Italia e dall’Italia alla Spagna. Pedro Felipe Colella è il protagonista e il pensiero di questa storia in cui il bene e il male si incontrano tanto da vicino da non riconoscersi e da animare la vita di tutti i personaggi che si muovono intorno a lui. Legami che distendono, legami che feriscono e altri ancora che non vengono compresi. Lotte che appartengono al passato e lutti così presenti da cambiare il corso della storia. È il ritratto di una grande passione per una donna, per la propria famiglia, per la propria terra, per il mare che bagna tutto senza prenderlo. Un mare, appunto, che non c’è, perché lascia le pareti di una stanza color blu e un luogo in cui il pensiero diviene la realtà dei ricordi.