L’eterna lotta tra l’uomo e la natura.
II giovane Ismaele incontra in una locanda il polinesiano Quiqueg e con lui s’imbarca sulla baleniera Pequod. Solo a navigazione iniziata Ismaele conosce il capitano della nave di cui finora ha sentito favoleggiare dall’equipaggio che ne è affascinato.
Il capitano Achab appare sul ponte, solido come il bronzo, con una gamba d’osso di balena e un’unica ossessione: trovare Moby Dick, l’inafferrabile balena bianca che l’ha mutilato con un colpo di coda. Da anni i balenieri di tutto il mondo parlano di lei. Moby Dick è astuta e feroce. Tutte le navi la temono e fuggono, tranne quella di Achab.
Per mesi il Pequod percorre gli oceani alla ricerca del mostro e l’irresistibile inseguimento del capitano Achab si carica di significati simbolici. Moby Dick è il Male, il mistero del destino, il dramma della vita umana e Achab è l’uomo che non accetta i limiti imposti alla sua condizione e sfida le forze della natura. Moby Dick finalmente appare.
La caccia dura tre giorni e Achab, diviso l’equipaggio su tre lance, guida l’assalto definitivo. La nave speronata affonda. Achab con un rampone aggancia il mostro ma resta impigliato alla fune e trascinato nell’abisso con i suoi uomini. Solo Ismaele si salva sostenendosi per due giorni a un relitto.