Jean-Marie Déguignet, nato nel 1834 da una poverissima famiglia bretone che lo avvia alla carriera di mendicante, rivela una straordinaria sete di sapere, impara da solo a leggere e scrivere, si arruola nell’esercito di Napoleone III e gira il mondo. Ovunque osserva il mondo che lo circonda (e a Gerusalemme, di fronte al vivacissimo commercio di false reliquie, perde la fede e diviene uno sfrenato anticlericale). Comincia a tenere un diario, che nella seconda metà della vita, funestata dalla rovina economica, servirà da base alle sue memorie. In una lingua elegante e bizzarra, Déguignet dà sfogo alle sue idee anarchiche, descrive una Bretagna sospesa tra superstizioni e onnipotenza del clero, ritrae una civiltà rurale in declino.