Malapace è una pace finta, sbagliata, perché ha costi di sangue e dolore che lasciano strascichi inguaribili in chi, mai convintamente, l’ha perseguita.
Malapace è anche fatica di vivere, quando i ricordi, i rimpianti, anche i rimorsi tormentano e sfiniscono, popolando i giorni e le notti.
E riflessioni su temi importanti: la fede, le ideologie, l’impegno, la paura sviscerate fino in fondo e persone, persone non personaggi, che ti entrano dentro.
Finale struggente.
Autunno 1944. In un campo di prigionia alleato della Francia appena liberata, è detenuto François, accusato di collaborazionismo. Quando al campo arriva Antoine, vecchio vicino di casa al tempo dell’infanzia e ora fascista convinto, François rammemora il percorso che l’ha condotto all’internamento, attraverso un dialogo intessuto di reticenze e accuse, di antagonismo e intimità carsica.