Storie di famiglia che si intrecciano nella Spagna contadina dai primi del 900 ai giorni nostri.
«Non lasciarti scappare la vita.» Tònia non riesce a togliersi dalla testa questa frase, mentre scrive a lume di candela, di notte, terminati i mille lavori di casa. Scrive per confidare ai fogli sparsi cosa le è toccato in sorte, con un marito che – come capita a tutte le ragazze di quel paesino sui monti della Catalogna – non si è certo scelta lei, ed è già fortunata se non è violento. Così come è fortunata a saper leggere, per l’epoca e il luogo in cui vive. Sulla carta libera pensieri cui altrimenti non potrebbe dare voce, emozioni che cerca di soffocare perché non sta bene, perché non si fa. Perché è una donna.
Lali è nata con un libro sotto il braccio. Divora pagine una dietro l’altra: porte di mondi magici che le offrono un rifugio dalla realtà, quella in cui Lali, vittima dei dispetti delle compagne di scuola, si chiude in un mutismo pieno di paura. Cose da bambini, minimizzano i grandi, ma che possono segnarti per tutta la vita.
A distanza di un secolo l’una dall’altra, Tònia e Lali sono unite da un filo invisibile che pian piano prenderà corpo: ha i colori di un misterioso dipinto che solo loro due sembrano in grado di interpretare, la magia di un fascio di carte messe in salvo da un incendio e poi svanite chissà dove, la forza di una passione irrefrenabile, per i libri e le parole. E sarà il bisogno di scrivere, pari solo a quello di respirare, che aiuterà entrambe a trovare il proprio posto nel mondo.
“Ricordo l’emozione di quando ho sentito per la prima volta il bisogno di scrivere, del lume a olio che ondeggiava, di Roser scandalizzata e della paura che mi scoprisse mio padre, dentro il letto.”
“Il bisogno di scrivere è come quello di sorridere quando ci sorridono. Si deve fare, si deve tirarlo fuori, non puoi tenertelo dentro, perché se ti resta dentro il sorriso si guasta, diventa una smorfia, e le lettere diventano spine che ti si conficcano in tutto il corpo e non ti lasciano vivere in pace.”