Non c’è nulla di più divertente del binomio Sud-superstizione. Un romanzo simpatico e mai banale.
Un premio letterario non lo si nega a nessuno. La penisola ne è prodiga quanto di bellezze naturali, e non c’è località balneare o comunità montana dove non si annidi una giuria decisa a celebrare un qualche “intellettuale di punta”. D’altra parte, se ci sono tanti premi è perchè non scarseggiano gli scrittori. Meglio quelli di medio successo: hanno sempre bisogno di soldi e si accontentano anche di un alberghetto due stelle, magari nicchiano un po’ per spuntare qualcosina, ma alla fine accettano pure di spostarsi con macchina propria. E così, nel profondo di una Lucania magica, la vittima cui assegnare l’ambitissimo Dirupo d’Oro,è già stata prescelta. Certo, quando per lo Scrittore di Medio Successo ritirare il premio significa rimettere piede nei luoghi natii, dopo vent’anni e dopo aver spiattellato nei suoi libri i peccatucci di conterranei e conterranee, la faccenda comporta dei rischi. Se poi aleggia su tutto ciò una misteriosa sagoma panciuta, si sconfina addirittura nella metafisica, squarciando il velo di Maya sulla trasmigrazione delle anime, sul potere del malaugurio, sull’eterna dialettica tra caso e destino. Ovvero, in altre parole, sulle imperscrutabili leggi della sfiga.