Un bel libro che si legge tutto d’un fiato. L’atmosfera dell’isola è surreale, quasi diabolica; il vento non smette mai di soffiare e il cielo è perennemente ricoperto dalle nubi. I personaggi stessi del romanzo subiscono le ambigue influenze dell’isola.
Gennaio 1925: mentre il Duce si assume alla Camera la responsabilità del delitto Matteotti, su un’isola italiana sperduta nel mare viene trovato un cadavere, Si tratta di una camicia nera, un miliziano in forza alla Colonia penale dell’isola dove sono rinchiusi delinquenti comuni e prigionieri politici. A indagare su questa morte sospetta e su altre due che seguiranno è un giovane commissario senza illusioni, né fascista né antifascista, piccolo eroe involontario, malinconico, un po’ apatico ma ancora deciso a pensare con la propria testa. Ha una moglie resa folle dalla tristezza, dalla solitudine. L’unico modo per salvarla sarebbe chiudere in fretta il caso e farsi trasferire, andarsene da quel posto che intacca le anime di chi vi abita. Ma il caso diventa sempre più vischioso, mentre l’isola sembra sprofondare in un mistero sempre più insondabile, come sospesa fuori del tempo. E forse, ormai, allontanarsi è davvero impossibile.