Pietro ha un grande rimpianto nella vita: non essere andato al concerto di Bob Marley a Milano. E’ uno scrittore, in crisi di mezz’età, e una mattina si risveglia e si sente strano. Si accorge che è il 27 giugno 1980, e suo fratello gli offre un biglietto per il concerto di quella sera. Da lì in poi, rivive quel periodo, ma con la coscienza e il senno di poi.
Lo spunto narrativo de “L’estate di Bob Marley” non è dei più solidi, diciamolo. Ma è svolto bene, e Pasi – di professione giornalista del TG3 – lo usa per raccontare quel periodo di tensioni sociali che ora sembrano molto distanti, quelle del terrorismo. Le musiche, quelle invece sono sempre attuali, e la figura di Marley svetta come un filo conduttore di tutto il libro.
“L’estate di Bob Marley” non è una biografia, né un libro di storia, ma un romanzo – piacevole e scorrevole, se si accetta la finzione letteraria dello spunto narrativo – che restituisce al re del reggae il suo giusto posto nella storia musicale e sociale degli ultimi 25 anni.