Quello che sappiamo, o crediamo di sapere, sul funzionamento del cervello influenza sempre più l’insegnamento e l’apprendimento. Alcune di queste nuove pratiche educative sono buone, altre meno, alcune, infine, semplicemente insostenibili. Quelle “buone” derivano da una solida ricerca cognitiva, quelle “cattive” si basano su criteri pseudoscientifici, quelle “brutte” sono dovute ad applicazioni semplicistiche e sbagliate di teorie complesse. Sarebbe bene che neuroscienziati e insegnanti riconoscessero i limiti delle loro discipline e dialogassero di più. Introduzione di Mike Anderson.