In una libreria, tra scaffali di libri, nasce una delicata storia d’amore.
Una libreria tinta di rosa, sulla costa atlantica degli Stati Uniti. Una bella libraia, divorziata senza rimpianti e appassionata del suo mestiere. Un variegato ventaglio di clienti e commessi. Infine, una lettera d’amore che sbuca fra la posta. Non si sa chi l’abbia scritta, non si capisce a chi sia rivolta. Ma quelle parole si insinuano nella mente della libraia e creano una serie di eventi. Fino alla sorpresa finale.
FRASI TRATTE DAL LIBRO
“E’ terribile aver finito un libro, Ti disorienta no?! E’ come un divorzio.Di quelli amichevoli ma comunque..”
“Le lettere si fraintendono così facilmente. Però puoi correggerle e ricorreggerle finché non vengono proprio come vuoi. Non è come quando si parla. Certo, una lettera la puoi progettare, migliorare; puoi renderla più gradevole, più aspra, puoi cambiare idea. Ma una volta spedite, le lettere non possono cambiare, né crescere, né farsi influenzare, né ritrarsi timidamente. Niente intonazioni, niente variazioni di volume, niente alterazioni dei lineamenti che possano ammorbidire le parole o chiarire un pensiero. Le lettere sono concrete. Sono storia. […] Ma una lettera è anche effimera. Nel momento in cui la infili in una busta cambia completamente. Finisce di essere mia, diventa tua. Quello che volevo dire io è sparito. Resta solo quello che capisci tu. Aprila: c’è dentro solo quello che ci vedi tu, nient’altro.”
“Conserva di Marito” si chiamava la ricetta acclusa alla lettera. “Si scelga il migliore tra gli uomini e lo si ripulisca ben bene mondandolo di ogni traccia di indifferenza, lo si adagi delicatamente nella casseruola dopo averlo legato con solidi spaghi di affetto difficili da spezzare, si eviti di farlo seccare con il sarcasmo, si farcisca un’ora prima di portarlo fuori o di chiedergli un piacere, si serva quotidianamente su un vassoio di forza e coraggio, guarnito di camicie dal colletto immacolato”.