La Ballata del vecchio Marinaio è bella da far venire i brividi. Forse una delle più emozionanti ballate mai scritte…
Se le Lyrical Ballads sono considerate il manifesto del romanticismo inglese, La ballata del vecchio marinaio, con cui esse si aprono, ne è la tessera più emblematica e celebre. Riscritta e ritoccata più volte, a seguito dei continui approfondimenti critici della vocazione poetica di Coleridge, questa romantica storia di colpa (la gratuita uccisione di un uccello di mare da parte del «vecchio marinaio») e di faticosa rigenerazione diventa allusiva di una condizione umana di misteriosità e indecifrabilità, di un rapporto sempre sfuggente tra il singolo e il cosmo. La poesia di Coleridge, e lo dimostrano anche gli altri poemetti raccolti in questo volume, Christabel, Kubla Khan e Amore, si impone oggi, al di là di ogni esercizio romantico, come evocazione onirica, discesa negli abissi dell’animo e dell’inconscio, sostenuta dalla lucida consapevolezza dei procedimenti stilistici.
«Come una nave, dopo aver oltrepassato la linea dell’Equatore, fu sospinta dalle tempeste nella Regione del freddo verso il Polo Sud; e come da lì fece rotta verso le latitudini tropicali del Grande Oceano Pacifico, e delle straordinarie cose che accaddero; e in qual modo il vecchio marinaio fece infine ritorno alla propria terra.»