“La vera vita, la vita finalmente messa a nudo e chiarita, di conseguenza la sola vita pienamente vissuta, è la letteratura”.
E’ scoppiata la prima Guerra Mondiale, Marcel è stato sempre in giro, lasciando Parigi, in molti posti della Normandia e di altre province, entrando e uscendo da case di cura in cui andava a curarsi la fortissima depressione causata della morte di Albertine e l’insonnia.
Quando torna a Parigi, trova tutto cambiato: la vecchia aristocrazia è finita, gli arrivisti, i borghesi hanno preso il posto delle grandi famiglie, come i Guermantes. I salotti sono cambiati e lo snobismo che alberga nel narratore non sopporta che personaggi come Madame Verdurin, una donna pettegola e ignorante, siano al massimo della celebrità.
Marcel soggiorna a casa di Gilberte, ricordano il tempo perduto, poi lei gli confida i tradimenti del marito, che non la rispetta, e gli racconta la Parigi sotto la guerra, dove l’unica persona che frequentava era il barone di Charlus, sempre più innamorato di giovani soldati che lo maltrattano e gli fanno pesare un’omosessualità incanaglita dal passare del tempo. Ormai il barone è un vecchio.
Invitato a una festa dai Guermantes, il narratore rivede tutti i suoi amici, chiede ricordi, aneddoti, si sofferma su piccole cose. Poi tra sé decide che è arrivato il momento di mettere su carta tutto quello che ha vissuto con gli amici, con l’amatissima madre, la governante.