“Allora, sulla soglia della porta principale, in alto ai gradini che scendevano sulla piazza, ella venne meno. Non era forse arrivata al vertice della felicità? Non era forse in quel punto che finiva la gioia di vivere? E, con un ultimo sforzo, pose la sua bocca su quella di lui e, in quel bacio, morì.”
Il sogno, di Emile Zolà, è un romanzo d’amore, una fiaba, una storia di puro romanticismo, dove il sentimento avvolge i protagonisti come un’ombra che giace su di loro e che li accompagna lungo tutte le loro vicende.
Ambientato a Beaumont, una cittadina della Francia, nel 1860, narra la storia di Angelique, orfanella che viene abbandonata ai piedi di una cattedrale, che farà da cornice a tutto il romanzo, e qui trovata da Hubert e Hubertine, marito e moglie, ricamatori da generazioni.
La bambina, dal carattere mutabile, spesso scontrosa e irascibile, il più delle volte dolce e volenterosa, cresce con i genitori adottivi tra la sicurezza delle mura domestiche, il lavoro che farà di lei una grande ricamatrice e le vicende della Leggenda, il libro dei suoi sogni, la storia delle sante da cui lei trae spunto e alle quali cerca di assomigliare, belle e pure, sapienti e combattive, spesso martiri, a volte vittoriose.