Nelle scene finali del film Indiana Jones e l’ultima crociata, il protagonista, per raggiungere la custodia del Santo Graal, dovette superare un precipizio attraversando un ponte di pietra reso invisibile dai costruttori mediante un’illusione ottica. Dovette credere che davanti a lui ci fosse qualcosa che lo potesse sostenere sul vuoto. Di fronte alla scelta tra l’apparente certezza di morte e una misteriosa possibilità di vita, l’avventuroso archeologo fece il primo passo sull’abisso. Con sorpresa, si sentì sorretto dal ponte che solo il limite della sua vista gli impediva di vedere. Il passaggio tra le due sponde esiste, ma l’unica via possibile appare folle e mortale. Forse questo libro deve qualcosa anche a Indiana Jones: la ragione, osando credere, vede con i suoi occhi cose che gli occhi, da soli, non avrebbero mai potuto vedere. Nelle società occidentali l’educazione è la più drammatica delle urgenze. All’interno di una visione dell’uomo, nella quale la ragione umana è vista come strumento per costruire e fabbricare realtà materiali, l’atto educativo è semplicemente impossibile. Educare significa infatti non solo insegnare “come fare”, ma anche insegnare a vedere l’invisibile: a “diventare ciò che siamo”. Significa soprattutto trasmettere una verità portando la propria esperienza vissuta – che è invisibile – e sollecitando l’adesione libera del discepolo, o del figlio, a credere a quell’ invisibile che, presto, vedrà.