Alla gente che gli chiede di parlare dell’amore, della vita, della morte, del denaro, del lavoro, dei figli e delle tante altre problematiche umane, il profeta Almustafà risponde con profonda saggezza, in una ineguagliata sintesi del pensiero occidentale e orientale, della Bibbia e degli insegnamenti dei mistici Sufi. Un prezioso testo sapienziale che aiuta a conoscere meglio se stessi e il proprio compito nella vita – e oltre.
Dopo alcuni anni trascorsi in terra straniera, Almustafa (ovvero l’eletto di Dio), sente che è giunto il momento di fare ritorno all’isola nativa. In procinto di salpare egli affida al popolo della città di Orphalese un prezioso testamento spirituale: una serie di riposte intorno ai grandi temi della vita e della morte, dell’amore e della fede, del bene e del male. Pubblicato a New York nel 1923, “Il Profeta” viene subito accolto con grande favore di pubblico soprattutto presso i giovani, i quali vedono in Gibran un maestro di saggezza. A distanza di tanti anni l’interesse è rimasto immutato: silloge che abbraccia i problemi fondamentali dell’esistenza, il capolavoro del poeta libanese è anche libro di notevole fascino. Il clima sospeso e rarefatto, il ritmo incantatorio di una scrittura lirica di presa immediata, incisiva e visionaria, l’incontro tra due opposte culture, l’orientale e l’occidentale, sono la cifra di uno stile inconfondibile.
Di questa sua opera Gibran stesso disse: “Tutto Il profeta dice un’unica cosa: Sei molto più grande di quanto tu non sappia – e Tutto è bene”.
“Quando l’amore vi chiama, seguitelo, benché le sue vie siano ardue e ripide.”