Fruttero & Lucentini celebrano i misteri e il fascino del Palio di Siena, raccontandone le regole e i meccanismi, le rivalità e le combine di una corsa che non è solo una corsa, ma un vero e proprio rito che da secoli coinvolge un’intera città.
L’avvocato Maggioni e Valeria sono una coppia milanese forse in crisi con una vita “media”, di tediosa normalità; diretti in Toscana per trascorrere alcuni giorni in campagna, a causa di un improvviso temporale sbagliano strada e arrivano inattesi nella villa sbagliata dove vengono comunque accolti dai padroni di casa e invitati a restare.
Tre giorni dopo, il sedici di Agosto, si ritrovano ad assistere al Palio dalle finestre dei palazzi che si affacciano sulla piazza; l’avvocato ripercorre mentalmente quanto accaduto nella villa, le stranezze degli ospiti, le inaspettate relazioni amorose in cui si trovano coinvolti e poi naturalmente c’è un delitto o almeno una morte misteriosa e le indagini che li trattengono.
Il vero protagonista è però il Palio, con l’attesa nella piazza a forma di conchiglia, gremita da migliaia di persone sotto il sole; la sfilata delle contrade, le dieci che partecipano, le sette scartate e infine le sei contrade “morte”, quelle che non esistono più perché sciolte secoli fa. E infine la corsa, i tre giri della piazza, le cadute, i trucchi e le finte dei fantini, il ruggito dei contradaioli. L’arrivo sul filo di lana…
Un incipit classico – l’arrivo nella villa sconosciuta – per un giallo dove il delitto rimane poco più di un pretesto e che vira lentamente verso il romanzo gotico; l’apparente razionalità della coppia si scontra con l’irrealtà che pervade la villa e i suoi strani abitanti; con molto garbo e ironia F&L raccontano in 160 pagine una storia più complessa e meno scontata di quanto possa sembrare.
Incipit
L’avvocato Maggioni è ormai affacciato da oltre mezz’ora a questa finestra, e sotto di lui continua a sfilare lentissimamente il corteo che precede la corsa del Palio di Siena. Lo smussato poligono della Piazza del Campo è acceso da colori di una varietà incalcolabile, da quelli più squillanti delle bandiere agli ocra pallidi dei palazzi e alla vertiginosa picchiettatura della folla, stretta dall’anello terroso su cui si correrà, o sporta come l’avvocato da finestre, balconi, tribune, merli, abbaini a contemplare il sontuoso serpente del corteo storico che avanza a piccoli passi, si arresta, riparte agli squilli di una marcia ripetuta senza fine.