La tragedia che subissa, travolge, inghiotte, sbrana e annienta i giocatori del lotto e le loro famiglie. Miseria e miserie a tinte fosche.
Un classico più che mai attuale che descrive benissimo anche ciò che oggi si definisce ludopatia.
Una grande Serao.
Con il toponimo Cuccagna nella cultura popolare, viene indicato il favoloso paese ove regnano l’abbondanza e le delizie del cibo: qui infatti spensieratezza e godimento assoluto sono raggiunti facilmente senza sforzo o sacrifici. Nella nostra tradizione cuccagna è presente però anche negli usi figurati del linguaggio, infatti designa, per estensione, tanto le prelibatezze alimentari, quanto le fortunate combinazioni del vivere, in contesti che alludono ora a giochi di piazza, ora a momenti di festa e di euforica aggregazione sociale. La Serao nel suo romanzo di ambientazione napoletana, destinato però a un pubblico non locale, seppe sfruttare la complessità semantica del termine. Cuccagna – parola che d’ora in poi scriveremo con la maiuscola – fu per lei soprattutto il nome di una città dedita in settimana, gli abitanti inseguivano, con ostinata convinzione, da visionari, il miraggio dell’arricchimento improvviso e si condannavano ad una vita irreale, sperando in una meta impossibile, riconosciuta solo da una farneticante geografia immaginaria.