Nasce con questa “tragicommedia”, tra le più note e rappresentate di Shakespeare, una delle prime, grandi figure del drammaturgo inglese: quella dell’ebreo Shylock, implacabile nell’esigere la libbra di carne dal mercante Antonio. Shylock diviene personaggio emblematico di una mutazione epocale che, mettendo in crisi i tradizionali valori “cavallereschi”, introduce la cultura dell’intraprendenza economica, dell’idolatria del denaro e dei guadagni, in una Venezia centro di traffici e di affari. A tutto questo si contrappongono il mondo idillico di Belmonte e l’amore fiabesco fra Bassanio e Porzia, che non riescono comunque a fugare il malinconico senso di una svolta ormai inderogabile.
A Venezia nel sedicesimo secolo Bassanio chiede al mercante Antonio 3.000 ducati per corteggiare Porzia, ereditiera di Belmonte. Antonio è ricco, ma i suoi soldi sono investiti nelle navi ancora in viaggio e per accontentare Bassanio, a cui è legato da grandissimo affetto, si rivolge all’ebreo Shylock, che attende da tempo l’occasione per vendicarsi delle umiliazioni subite. L’usuraio Shylock, che detesta Antonio, stabilisce delle bizzarre condizioni: se entro tre mesi la somma non verrà restituita Shylock avrà in cambio una libbra di carne del corpo di Antonio. Antonio accetta ma le sue navi fanno naufragio e non può saldare il debito. Le parti in causa si riuniscono davanti al Doge di Venezia. Quando il destino di Antonio sembra segnato un cavillo giuridico volge le cose a suo favore.
Ora, per Giano bifronte, la natura ha procreato strani esseri a suo tempo: alcuni che sempre strizzano l’occhio e ridono come pappagalli alla vista d’un pifferaio, e altri di un aspetto così agro che non scoprirebbero i denti a un sorriso, nemmeno se Nestore in persona giurasse che lo scherzo è davvero da ridere.