Quando diciamo “Legge della Giungla” pensiamo subito all’esercizio spietato della violenza, al fatale trionfo del più forte sul più debole. E invece il capolavoro di Rudyard Kipling ci insegna il contrario fin dalle prime pagine, in cui Mowgli, il “cucciolo d’uomo”, viene adottato amorevolmente da una famiglia di lupi. Proprio dagli animali della foresta il ragazzo imparerà i principi duri ma giusti che regolano lo stato di natura.
«Adesso non è il caso che ti arrabbi, dopo aver avuto paura» disse il cavallo. «È la specie peggiore di vigliaccheria. Credo che possa succedere a tutti di spaventarsi di notte, quando ci si trova davanti a cose incomprensibili».