La storia umana, artistica, straordinaria e dannata del grande Caravaggio.
La storia di questo libro nasce quando la responsabile del Düsseldorfer Museum contatta Camilleri per chiedergli un testo in occasione della mostra Caravaggio. Una mostra che, insieme a un’opera originale di Michelangelo Merisi, avrebbe presentato le migliori copie e contraffazioni del dipinto. Contemporaneamente, lo scrittore vive una strana avventura: recatosi in Sicilia per assistere alla rappresentazione di una tragedia classica, viene coinvolto in una serie di misteri via via più fitti e inquietanti. Qualcuno gli infila in tasca un misterioso foglietto con un invito perentorio a telefonare a un certo numero da una cabina pubblica. A questo fa seguito un tragitto in auto verso un casale sperso nella più remota campagna dove gli verranno mostrati alcuni curiosi oggetti e un diario incredibile, scritto di suo pugno da un artista del ’600. A sorpresa parte così, proprio come un giallo, Il colore del sole. Ma non si tratta di un giallo, bensì di una storia che racconta gli ultimi mesi di vita di un pittore grande e tormentato: Michelangelo Merisi: Il Caravaggio. Condannato a morte per omicidio, inseguito dalle guardie del Papa e dai Cavalieri di Malta, Caravaggio fugge, perseguitato dalle sue ossessioni. Camilleri dice di aver potuto visionare, durante il “sequestro-lampo”, un diario manoscritto dell’artista e di essere riuscito a trascriverne alcune pagine, quelle che riporta, fedele al linguaggio originale, nel romanzo. Ecco allora che seguiamo Caravaggio da Napoli a Malta, dove approda nel luglio 1607 nell’intento di entrare nell’Ordine dei locali Cavalieri e ottenere così l’annullamento della condanna a morte per omicidio inflittagli a Roma. Quindi in Sicilia, dove l’artista ripara l’anno dopo. La corsa disperata del pittore maledetto, due volte braccato, è seguita con una mescolanza di realtà e invenzione, in parallelo al suo sprofondare nella follia, nelle visioni e nelle ossessioni che non gli concedono tregua. Come quel “sole nero” che cosparge di tenebra le sue tele, conseguenza (o forse causa) di una patologia che gli impedisce via via di dominare i colori e che, tra dolore e brevi illusioni, scandisce il suo avvicinarsi alla morte.
Questa volta la scrittura di Camilleri si distacca dal saporoso impasto che lo ha reso celebre e si tuffa nel passato, per sintonizzarsi, attraverso manieristiche involuzioni, sulla psicologia torturata dell’artista e indagare le ragioni profonde della sua pittura. Un’opera scritta dall’inizio alla fine in italiano: quello piatto, quasi referenziale, in cui Camilleri personaggio dà conto dei fatti che man mano gli accadono e quello ricco di dissonanze barocche, con cui è redatto il diario di Caravaggio. Un testo inquietante, denso, ricco di suggestioni: una sorta di incubo che fa entrare il lettore nella follia vera e propria del pittore.
“Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sè come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo.” (Andrea Camilleri)