Degno del miglior Camilleri! Un Montalbano un pò invecchiato, malinconico e emozionale.
Il libro si legge piacevolmente e velocemente, la trama è ben congeniata e permette al lettore di anticipare svolte e decisioni del caro Montalbano.
Commissario MONTALBANO N. 13
Il campo del vasaio, detto anche del sangue, è luogo che appartiene alla topografia morale. Designa una contrada maligna, putrida e pantanosa: un anfrattuoso cimitero di argille; uno smortume di forre e borri. La località è il quadrante tartareo del tradimento. Venne acquistato con il «prezzo del sangue»: con i trenta denari di Giuda. E accolse le viscere sparse dell’apostolo traditore, lì impiccatosi. In un campo del vasaio vengono trovati i trenta «tagli» di un uomo: prima giustiziato, con un colpo alla nuca; poi macellato. Sembrerebbe un delitto di mafia eseguito con puntigliosa esattezza, secondo il rituale arcaico riservato a quanti hanno tradito. Ma il tradimento è una macchinazione che dà a intendere quel che non è. Corre su un’incerta frontiera. Tra vero e falso. E anche i luoghi e le cose tradiscono, in questo romanzo. Lo stesso Montalbano, sempre più soliloquista e monologante, su declivi di stanchezza, è posseduto da uno stupore notturno: dai lumi ciechi di un incubo traditore che lo gela, come dentro un cubo di ghiaccio, in mezzo al fracasso dei turbini. Il commissario dovrà smorfiare i segni sghembi delle premonizioni, e sventare le trame nascoste di un tradimento che lo coinvolge e lo tocca fino alle lacrime. Una signora dei trucchi, una maliarda, ha portato scompiglio nel commissariato di Vigàta. Sa come affascinare gli animi anche riluttanti. Sa come stornarli, e come condannarli a una dipendenza vergognosa. Somiglia all’Angelica dell’Orlando innamorato di Boiardo. Esotica e ingannatrice anch’essa: venuta dalla Colombia, come l’altra dal Cataio; entrambe perfide, fatte di «màrmaro e d’azzaro». Si chiama Dolores, la nuova principessa degli inganni: «Dolorosa», nella pronuncia di Catarella. […] Salvatore Silvano Nigro