In questo testo troverete non solo una splendida cartolina su un’epoca tumultuosa e decisiva per il futuro dell’Italia che conosciamo oggi, ma anche una più profonda rappresentazione dei tanti piani paralleli che compongono la realtà, divisa perennemente tra illusione e disillusione, tra sogni infranti e nuovi progetti da realizzare.
Pubblicato nel 1909, questo romanzo sociale ambientato in Sicilia, ripercorre le lotte di classe di un’isola sconvolta dai moti del 1893. I protagonisti interpretano effettivamente i diversi aspetti di una situazione storica estremamente complessa nella quale sono coinvolti e della quale sono parte integrante, fino a sfociare in uno scontro di classe che vede contrapposte la generazione dell’unità d’Italia che vede disintegrarsi i sogni del Risorgimento e quella più giovane che critica il conservatorismo dei padri.
“Una sola cosa è triste, cari miei: aver capito il giuoco! Dico il giuoco di questo demoniaccio beffardo che ciascuno di noi ha dentro e che si spassa a rappresentarci di fuori, come realtà, ciò che poco dopo egli stesso ci scopre come una nostra illusione, deridendoci degli affanni che per essa ci siamo dati, e deridendoci anche, come avviene a me, del non averci saputo illudere, poiché fuori di queste illusioni non c’è più altra realtà…”
“Bisogna vivere, cioè illudersi; lasciar giocare in noi il demoniaccio beffardo, finché non si sarà stancato; e pensare che tutto questo passerà… passerà…”