Scritto con una lingua ricca e musicale (la musica è protagonista indiscussa del romanzo) e uno stile audace, I segnalati di Giordano Tedoldi è un romanzo conturbante.
Si può vivere, e come, con l’idea martellante, incancellabile, di aver ucciso? In un’estate che s’accende di colpo su una Roma sfacciatamente monumentale, l’amicizia erotica – un gioco serissimo – tra la ventenne Fulvia e un ragazzo senza nome e dal passato inconfessabile, appassionato di musica classica, viene sconvolta dall’incidente mortale di Ruggero, che avrebbe compiuto dieci anni dopo poche settimane. Fulvia, che assiste al fatto dal terrazzo della sua casa, crede di averlo causato con un gesto sprovveduto. Il dubbio la sconvolge e il ragazzo senza nome, vedendo la sua amata sbriciolarsi in quell’ossessione, appronta un piano di salvezza con la complicità di un’altra donna. Il duo, diventato trio, sale la ripida scala della guarigione, della libertà, entra nelle stanze dei genitori del bambino morto, vittime anch’essi di un dolore folle, nell’aria di cristallo della loro bella casa all’Aventino. Poi aiutano un giovane flautista, Giovanni, a dominare il suo straordinario talento. Ma l’idea fissa della morte non arretra, anzi possiede tutti. Nell’atto finale, dopo una serie di blasfemi capovolgimenti frutto della lotta tra le energie della sopravvivenza e della persecuzione, i ritmi della vita, della musica e della morte si legano e cala il sipario su chi ha raccolto la sfida dell’amore oltre ogni limite, i segnalati.
“Devo tornare dai Lossia”, disse tra le lacrime, “devo
assolutamente tornare da loro. Non posso vivere con
questa angoscia, devo avere un documento scritto dove
dichiarano di avermi perdonato, o impazzirò. Se non mi
danno quel documento, vuol dire che una morte può
essere perdonata solo da un’altra morte, è talmente
chiaro”, continuò, “è la legge dell’occhio per l’occhio,
l’unica giusta”.