Storie di coraggio e di amore. Storie che fanno rabbrividire e, insieme, commuovono. Storie di ragazze che hanno amato l’uomo sbagliato e di famiglie che le hanno ammazzate.
La giornalista turca Ayse Onal scava nei rimorsi, nell’ignoranza e nella stupidità degli assassini per capire come si possa giungere a uccidere per onore persone che si amano. Con una scrittura piena di pietà, ma così rigorosa da non tacere nulla, riesce nell’impresa di illuminare le figure delle vittime e ricostruire le vicende che le hanno condotte a morire. Tra disperati tentativi di fuga, matrimoni forzati, amori improvvisi e travolgenti. Dopo botte, umiliazioni, violenze. E così, leggendo dell’indomabile Remziye o dell’ingenua Papatya, si squarcia il velo di indifferenza che avvolge un fenomeno di proporzioni immani. Nella sola Inghilterra si stima che circa 18 mila ragazze ogni anno siano vittime di crimini legati all’onore. Una tragedia che non chiama in causa soltanto la Turchia, dove il libro è ambientato, ma l’umanità intera. Anche l’Italia, sempre più spesso, come dimostra la cronaca.
«L’incredibile viaggio nelle carceri turche di Ayse Onal racconta un mondo che si fa fatica a guardare ad occhi aperti, eppure è qui… Ecco che se ti volti appena, proprio di sbieco, puoi vedere qualcosa che nessuno ti racconta mai e che potrebbe essere capitato a te».
Dalla prefazione di Concita De Gregorio
«Restando in silenzio di fronte a simili atrocità si diventa complici del delitto, e io non volevo rimanere in silenzio. Ho pensato quindi di intervistare alcuni uomini che avevano ucciso la figlia, la sorella o la madre, ma quest’idea sembrava a tutti cosí assurda che riuscire a ottenere i permessi per incontrare i detenuti si è trasformato in un prolungato calvario».
Ayse Onal