Toccante, commovente, pieno di poesia e di grazia, lieve e greve al tempo stesso; profondo, viscerale, contorto eppure semplice, sconcertante e rassicurante.
Al centro di una piccola città sorge un manicomio: uno spazio in cui tutto sembra immutabile, separato per sempre dalla società e dalla storia. In un punto, però, le alte mura che circondano l’edificio si interrompono come per una dimenticanza. Da lì, attraverso una rete, fin da piccolo Beniamino osserva i matti, irresistibilmente attratto dai loro gesti, dal mondo misterioso che lasciano intravedere. È poco più che un ragazzo quando varca la soglia del manicomio in cerca di un impiego. L’Italia è in preda ai deliri imperialistici del fascismo, la tecnica dell’elettroshock fa i primi proseliti, ma nell’ospedale arriva un medico, il dottor Rattazzi, che prova altri esperimenti. Con coraggio e umiltà cerca di immedesimarsi nei matti, di entrare in contatto con le loro paure e trovare nuove vie per permettere a ciascuno di dare sfogo alla sua disperata ansia di libertà. La guerra e i bombardamenti fanno irruzione anche nella piccola città, ma offrono un’occasione: Rattazzi può sfollare i pazienti, portarli fuori dal manicomio. Nello spazio aperto della cascina del Pianoro, lontani da ogni controllo, spiccare il volo e vincere i propri fantasmi sembra finalmente possibile. E quando gli eventi lo richiedono, Beniamino trova la forza per fronteggiare ogni difficoltà e farsi guida della piccola corte che Rattazzi gli affida. Ma presto la follia più cupa e radicale, violenta e impietosa – quella della guerra – tornerà a lambire nuovamente l’equilibrio della comunità del Pianoro.