Alla base di Aristotele detective c’è un geniale esperimento letterario in cui Margaret Doody, studiosa di letteratura comparata, dimostra l’adattabilità del mondo della Grecia antica, ricostruito con fedeltà filologica e storica, ai dispositivi psicologici e alle tecniche narrative del genere poliziesco moderno. Ed è innegabile che la procedura d’indagine tradizionale trovi il suo presupposto necessario nel metodo dimostrativo della logica aristotelica.
Le Strade del Giallo N.41
Atene, intorno al 330 a.C., è una città dove regna l’incertezza. Uno scomodo vicino, il potente generale macedone Alessandro il Grande, sta conquistando tutti i paesi dell’Oriente. Gli ateniesi lo considerano un barbaro, ma non possono far altro che ricercarne la compiacente amicizia. In questa situazione di grande inquietudine, Boutades, un cittadino eminente, viene trovato brutalmente assassinato. I sospetti ricadono pesantemente sul giovane Filemone e, secondo le leggi ateniesi, suo cugino Stefanos viene incaricato di difenderlo di fronte alla giuria che lo processerà. L’inesperto Stefanos cerca allora l’aiuto del suo vecchio maestro Aristotele, che si trasforma così in detective.