Il romanzo dell’oscura, crudele Sicilia. Il dramma di un investigatore lucido che, quanto più indagava, tanto più “nell’equivoco, nell’ambiguità, moralmente e sensualmente si sentiva coinvolto”.
Un poliziesco non poliziesco, un romanzo dal ricco linguaggio figurato, una denuncia della società e del suo immobilismo, perché i “mali del microcosmo Sicilia sono i mali di cui il mondo può morire”. In “A ciascuno il suo” Leonardo Sciascia mostra l’inesorabilità della legge del silenzio.
“«Non esce mai di casa?»
«Mai, da parecchi anni… Ad un certo punto della mia vita ho fatto dei calcoli precisi: che se io esco di casa per trovare la compagnia di una persona intelligente, di una persona onesta, mi trovo ad affrontare, in media, il rischio di incontrare dodici ladri e sette imbecilli che stanno lì, pronti a comunicarmi le loro opinioni sull’umanità, sul governo, sull’amministrazione municipale, su Moravia… Le pare che valga la pena?»
«No, effettivamente no».
«E poi, in casa ci sto benissimo: e specialmente qui dentro» levando le mani ad indicare ed accogliere tutti i libri d’intorno.”