Il matrimonio, l’amore, le feste sulla spiaggia sono solo un’illusione perché la vita non è per sempre e perché siamo esseri sclerotici pieni di contraddizioni.
Bufalino è un vero maestro della parola: alto, basso; gergale, accademico; vernacolare, aulico.
Uno stile da labirintite ma eccezionale e mai noioso.
Composizione: fra un’anestesia e l’altra, fra un by-pass e l’altro, per allegria. Genere: un grottesco di chiacchiera e azione. Altrimenti: un non-romanzo travestito da iper-romanzo, e viceversa. Argomento: un giornalista con ambizioni di scrittore abbandona per confusi motivi esistenziali il lavoro, la famiglia, gli amici, esiliandosi nel seminterrato d’un grande condominio metropolitano. Qui diviene spettatore, attore e cronista di molte peripezie, fino a uno scioglimento finale che ribalta gli eventi e insinua taluna illazione metafisica e morale. Struttura: un serpente che si morde la coda: quando tutto sembra finire, tutto sembra ricominciare. Per usare parole grosse, il paratesto entra nel testo e lo confuta.