A Casa di Lucia | UN VIAGGIO NEL TEMPO TRA I GIOCATTOLI
35732
post-template-default,single,single-post,postid-35732,single-format-standard,theme-bridge,bridge-core-1.0.2,no-js,woocommerce-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,qode-title-hidden,side_area_uncovered_from_content,transparent_content,columns-4,qode-theme-ver-18.0.4,qode-theme-bridge,disabled_footer_top,wpb-js-composer js-comp-ver-5.7,vc_responsive

UN VIAGGIO NEL TEMPO TRA I GIOCATTOLI

Domenica dedicata a mio figlio aspirante collezionista di giocattoli vintage.

Bologna-Novegro in una mattina piovosa che annuncia la fine dell’estate.

Sono pronta ad annoiarmi per qualche ora, mi sono anche portata un libro per sicurezza.

Arriviamo al padiglione della Fiera e, mentre Tommaso ha gli occhi che brillano all’idea di spendere tutto il suo budget in quelli che tra addetti ai lavori chiamano recuperi, io mi guardo intorno con sospetto.

Ci rivedremo più tardi, o per caso tra un banco e l’altro.

Non mi resta che provare a curiosare per far trascorrere il tempo più piacevolmente possibile. Ed ecco che, come in ogni viaggio, capita l’inaspettato. Inizio a gironzolare tra i banchi: file di trenini, giochi di società, montagne di pezzi di lego. I lego! Il gioco che ha accompagnato la mia infanzia e quella di mio fratello. Passavamo interi pomeriggi a costruire case che mia madre rompeva il giorno dopo spolverando.

Forse, allora, ci sono anche i Play Mobile. E, sì, ci sono anche loro. I cavalieri medievali con i cavalli e le armature. E mentre scorro con lo sguardo le lunghe file di personaggi, ricordando quelli che avevo anche io, ecco i puffi. C’è il puffo con il boccale di birra, quello con con gli occhiali, puffo forzuto, Grande Puffo, Puffetta. C’è anche la casa dei puffi che tanto invidiavo alla mia amica.

E mentre penso al banco che avrei potuto allestire se solo i miei genitori non avessero buttato tutto, eccolo. Il cuore salta un battito. L’angolo delle Barbie. Non immaginare un freddo allestimento di bambole da collezione, ancora chiuse nella scatola. Questa è letteralmente l’atelier delle Barbie: decine di abiti confezionati in piccoli sacchetti di plastica trasparente, bambole perfettamente pettinate e vestite e poi ci sono le scatole. Sai quelle di plastica per contenere bottoni e perline? Ecco. Quelle. Ma sono piene di scarpe di ogni colore, di stivali, borsette, coroncine, grucce per i vestiti.

Una signora accanto a me sta cercando le scarpe per Barbie fiore di pesca. La ricordo. L’avevo. Ma la mia preferita era Barbie Kristal, con il suo abito cangiante che ho sognato per mesi. Ed ora ne vedo una proprio davanti a me, i suoi capelli morbidi e lucidi!

Sono a una fiera di giocattoli alla quale neppure volevo venire. Sono entrata con la noia snob di chi non si aspetta nulla e ora sono qui, ho di nuovo 12 anni e ripenso ai pomeriggi trascorsi con Margherita, la mia amica del piano di sotto, a vestire e svestire le nostre Barbie, a inventare storie drammatiche o divertenti, ad agghindarle per la giusta occasione. “Mi presti la gonna gialla?” “Sì però tu mi presti il vestito con i fiori rossi”.

Continuo a camminare, tra soldatini, personaggi che non conosco, bambole di pezza e macchinine da collezione.

Tommaso mi raggiunge felice per avere recuperato quattro Masters e avere incontrato alcuni amici collezionisti come lui.

E’ ora di andare. Quasi quasi mi dispiace. Stavo bene di nuovo nella mia infanzia, tra castelli medievali, ville lussuose e storie di Barbie. Stavo bene dentro questa inaspettata macchina del tempo. Sono stata una bambina molto felice.

Prendo il telefono, mando un messaggio vocale a mio padre per rinfacciargli benevolmente lo sgombero della cantina. E intanto sorrido al ricordo della casa di Barbie che mi aveva costruito, agli scatoloni di mattoncini colorati e rumorosi. Alla mia amichetta del cuore e a quella sensazione di bene che ha reso quegli anni così preziosi.

Il mio viaggio nel tempo è terminato. Si torna al presente.

Ma che bello che è stato.



× Ciao!