A Casa di Lucia | IL MIGLIO VERDE
35697
post-template-default,single,single-post,postid-35697,single-format-standard,theme-bridge,bridge-core-1.0.2,no-js,woocommerce-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,qode-title-hidden,side_area_uncovered_from_content,transparent_content,columns-4,qode-theme-ver-18.0.4,qode-theme-bridge,disabled_footer_top,wpb-js-composer js-comp-ver-5.7,vc_responsive

IL MIGLIO VERDE

Il Miglio Verde di Stephen King ci racconta uno spaccato dell’America anni ’30, segnata da una grave crisi economica e dalla segregazione razziale.

È un libro bello e straziante in cui convivono sentimenti umani e situazioni estreme: la malvagità, la crudeltà, la forza della pietà e il faccia a faccia con la morte.

Nel romanzo si incontrano personaggi descritti magnificamente da Stephen King, ognuno a rappresentare caratteristiche e debolezze dell’essere umano: gli uomini rinchiusi hanno commesso crimini orribili, di indicibile violenza eppure l’autore riesce a far percepire al lettore la loro paura e a far trasparire la loro fragile umanità.

Paul è il responsabile del Blocco ‘E’ del carcere di Could Montain, il blocco in cui vengono mandati i detenuti in attesa dell’esecuzione della pena di morte sulla sedia elettrica. I prigionieri condannati a morte dovevano percorrere un tratto di corridoio all’interno del carcere, chiamato appunto il miglio verde.

L’arrivo di John Coffey, un gigantesco uomo di colore, accusato dell’omicidio di due bambine solamente perché ritrovato sul luogo dell’omicidio, è il centro del racconto. La sua condanna non convince Paul che avverte, in quell’uomo silenzioso, timido, che ha paura del buio e si comporta come un bambino impaurito, qualcosa di speciale. John Coffey ha un dono: il potere di guarire le persone. Paul indaga e scopre che le accuse a suo carico, sono state sbrigative e forzate, probabilmente in quanto nero, dall’aspetto inquietante, incapace di difendersi e di spiegarsi…costituiva quindi il colpevole perfetto.

L’innocenza di Coffey sarà svelata però troppo tardi per annullare l’esecuzione…

Dal libro è stato tratto l’omonimo film del 1999 con Tom Hanks.

“Non ne posso più del dolore che sento e vedo, capo. Non ne posso più di vivere in strada, solo come un pettirosso sotto la pioggia. Mai un amico da andarci assieme, un amico che mi dice da dove veniamo e dove stiamo andando e perché. Non ne posso più della gente cattiva che si fa del male. Per me è come cocci di vetro piantati nella testa. Non ne posso più di tutte le volte che ho voluto rimediare e non ho potuto. Non ne posso più di stare al buio. Soprattutto è il dolore. Ce n’è troppo. Se potessi smettere di sentirlo, lo farei. Ma non posso.”



× Ciao!