A Casa di Lucia | BUON COMPLEANNO MAFALDA
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BUON COMPLEANNO MAFALDA

Mafalda oggi spegne 60 candeline. Sì! Avete capito bene.

Mi riferisco proprio alla bambina dalla chioma folta e nera che odia la minestra. 

Era il 29 settembre del 1964 quando fu pubblicata la prima striscia di Mafalda, parto del fumettista argentino Joaquín Salvador Lavado Tejón, in arte Quino che ha voluto scegliere questa data per festeggiarla.

Il personaggio, in verità, nacque nel 1963 su commissione di un’azienda di elettrodomestici per una campagna promozionale che poi non fu realizzata. Il direttore del settimanale “Primera Plana”, Juliàn Delgado, vide le strisce di prova e suggerì a Quino di realizzare una striscia satirica per il suo settimanale. 

Da lì in poi Mafalda è entrata in ogni casa come la bambina ribelle, intelligente e interessata ai problemi del mondo.

Umberto Eco, che si occupò della prefazione alla prima raccolta italiana in volume (“Mafalda la contestataria”, Bompiani, 1969) la descrive, a mio parere, perfettamente:

“è un’eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così com’è […] vive in una continua dialettica col mondo adulto, che non stima, non rispetta, avversa, umilia e respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori”.

In effetti Mafalda, a soli sei anni, interroga gli adulti sulle questioni più ostiche (come la guerra del Vietnam, la fame o il razzismo) e dispensa continuamente giudizi. 

La minestra che odia è una metafora di tutto ciò che si vuole imporre con la forza, a un bambino, a un cittadino, a un popolo.

Le domande che pone agli adulti sono così dirette che a volte finiscono per provocare in loro crisi di nervi che vengono curate col calmante “Nervocalm“. 

Intorno a lei gravitano altri personaggi, che vedono la luce fra il 1964 e il 1970.

I genitori Raquel e Angel,  una coppia come tante, ma spesso in difficoltà a gestire una figlia tanto ribelle e intelligente.

Mafalda ha un fratellino, Guille. Lui, a differenza sua, ama la minestra, scarabocchia sui muri e adora Brigitte Bardot.

Spesso è in competizione con la sorella maggiore e le sue riflessioni sui problemi del mondo, per quanto siano più ingenue, comunque mettono in difficoltà i genitori. 

Felipe, invece, è il migliore amico di Mafalda.  Un vero sognatore che odia la scuola e abita nel suo stesso condominio. 

Poi c’è Manolito, il figlio di un droghiere spagnolo che spesso vende roba avariata o di scarsa qualità e che nutre un forte attaccamento al denaro.

Quante volte lo abbiamo visto vendere caramelle agli amici fingendo di offrirle? 

Susanita è la frivola, pettegola e superficiale. Ambisce a sposare un uomo ricco  e disprezza i poveri e i bisognosi.

Miguelito, cinico e pedante, scandalizza Mafalda per la sua ammirazione per Mussolini.

Libertà invece ha la stessa età di Mafalda, nonostante sia molto bassa. La sua famiglia è in brutte condizioni economiche e, influenzata dalle idee del padre, vive nel miraggio di una “rivoluzione sociale” che molto spesso propone agli altri. Considera tutti gli adulti degli stupidi.

Le strisce di Mafalda comparvero per due anni su diversi giornali finché nel 1966 fu pubblicata una raccolta che ebbe un successo inaspettato. Le cinquemila copie del piccolo libro furono vendute in soli due giorni. 

La serie animata di Mafalda fu trasmessa invece dalla televisione argentina nel 1973

Nello stesso anno, Quino smise definitivamente di pubblicare la striscia dopo averne realizzato oltre 3.000. Forse non riusciva più a seguire i temi di attualità o forse non volle rischiare di cadere nel ripetitivo. 

In Italia Mafalda arrivò invece nel 1968, in un’antologia edita da Feltrinelli. Nel 1969 uscì la prima raccolta intitolata “Mafalda la contestataria”, pubblicata da Bompiani. 

Sono trascorsi sessant’anni dalla nascita di quella bambina ribelle, anticonformista e testarda  che tutti amano e nessuno dimentica.

A Buenos Aires, nel quartiere di San Telmo, una bambina con un vestitino verde e un fiocco fra i capelli è seduta su una panchina. È la statua di Mafalda realizzata da Pablo Irrgang nel 2009. È uno dei monumenti più fotografati della città. In America latina è una vera icona culturale, ma possiamo dire che la sua fama è senza dubbio mondiale. 

Nell’era dei social, quelle che una volta erano strisce oggi sono immagini manifesto, che ogni giorno scorrono  davanti ai nostri occhi.

Tante sono davvero le frasi iconiche della piccola Mafalda, che urla i guasti di un sistema che sembra non voler cambiare mai.

 “Fermate il mondo, voglio scendere” è decisamente la mia preferita.



× Ciao!