A Casa di Lucia | DONNE E LIBRI: Traduttrice Lucia Perillo
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DONNE E LIBRI: Traduttrice Lucia Perillo

Le parole Donne e Libri evocano le grandi scrittrici, sono tantissime però le donne che con dedizione, cura, fantasia si occupano dell’immenso, vasto e affascinante mondo dei libri. Questo mese conosciamo la traduttrice Lucia Perillo. 

Krasicki, noto come “il principe dei poeti polacchi”, ci regala, una descrizione dell’arte della traduzione: “è un’arte degna di stima e molto difficile, non è un lavoro per menti comuni, bensì è il frutto delle fatiche di persone che sono esse stesse degli artisti. Artisti del sacrificio, che rinunciano a scrivere opere di proprio pugno, ovvero rinunciano alla propria gloria personale, per rendere un servizio al proprio paese, traducendo capolavori di autori stranieri.”

Hai sempre voluto fare la traduttrice? 

La traduzione è stata una scoperta quasi naturale. Da ragazzina ero incuriosita dallo studio delle lingue perché mi sembravano codici segreti di cui solo alcune persone potevano capire i significati. I miei studi li ho dedicati a questo. All’università, dopo qualche anno passato ad approfondire lo spagnolo e il cinese, mi sono avvicinata alla traduzione letteraria rendendomi conto che una quantità enorme di testi meravigliosi era ancora limitata al proprio paese perché non era stata tradotta. Questa “missione del traduttore” mi ha fatto innamorare di questo mestiere, diventi il messaggero di una storia che senza di te sarebbe rimasta dov’era.

Ci racconti i tuoi inizi, i tuoi studi? 

Come dicevo, ho dedicato tutta la vita allo studio delle lingue e delle letterature straniere. Al liceo sono rimasta incantata dallo spagnolo e dall’inglese e, quando ho iniziato la carriera universitaria all’Orientale di Napoli, anche dal cinese e da quella letteratura lontanissima. Ho seguito poi un corso di specializzazione in traduzione letteraria dallo spagnolo tenuto all’Istituto Cervantes di Napoli.

Quando sei affascinato da una cultura o dalla letteratura di una nazione, non puoi fare a meno di parlarne, formarti e di esserne entusiasta. La traduzione, in questo senso, ti permette di cercare testi, studiarli, lavorarci su e condividerli con altri.

È il lavoro che avresti voluto fare fin da bambina? 

Non è il lavoro che avrei sempre voluto fare, sono arrivata a questa conclusione soltanto qualche anno fa. Per fortuna non mi do mai un punto d’arrivo perché non voglio limitarmi. Da ragazzina avevo capito che mi piaceva studiare altre lingue e scoprire letterature che a scuola, per mancanza di tempo, gli insegnanti non riescono a spiegare e speravo che questa passione e la mia determinazione mi portassero da qualche parte. Se guardo dove sono arrivata oggi (e sono soltanto all’inizio), sono contenta della scelta e dei sacrifici che ho fatto perché oltre alla traduzione, anche il contesto aziendale in cui lavoro come Export Manager, mi ha permesso di conoscere diverse culture e persone lontane mentre la parte di scouting letterario mi porta verso storie di libri e autori che altrimenti non avrei mai avuto il piacere di leggere. 

Qual è la difficoltà maggiore che incontri con quest’attività?

La difficoltà inizia prima di arrivare alla traduzione. La parte più complicata, ma anche la più divertente per me, è quella di trovare un libro da tradurre e soprattutto da proporre alla casa editrice adatta. Può capitare di scovare un gioiellino, o almeno io penso che lo sia, ma che magari è difficile da collocare nel catalogo di una determinata CE. Quando riesci a trovare una casa al progetto è magnifico, perché gli altri condividono e apprezzano le stesse cose che hai amato tu nel testo quando l’hai letto per la prima volta. 

Per quanto riguarda la traduzione, poi, è come risolvere un enigma, devi trovare la soluzione giusta per trasmettere nella tua lingua ciò che l’autore voleva comunicare nella sua. Quando capita di non trovare le parole o ti sfugge la sostanza di un paragrafo, poter parlare con lo scrittore aiuta molto. Capita anche che trovi messaggi e sensi diversi alle parole e quando chiedi conferma all’autore, resta sorpreso perché scopre segreti del suo testo che non si era reso conto di aver nascosto.

Qual è invece la soddisfazione maggiore? 

Per Corpi Maledetti la soddisfazione maggiore è stata il riscontro dei lettori. Mi è capitato durante le presentazioni che mi venisse detto che il libro era stato divorato, che si leggeva velocemente ed era fluido. Ricordo in particolare una ragazza che ho incontrato alla presentazione di “Corpi Maledetti” al Circolo dei Lettori di Torino. Si avvicinò alla fine dell’evento soltanto per dirmi che questo libro era il primo che leggeva dopo mesi di distacco dalla lettura e che era proprio ciò che le serviva. Ero commossa anche perché ingenuamente non mi aspettavo che i lettori considerassero il traduttore che di solito è una figura che sta un po’ nell’ombra. Il confronto con gli altri è la parte che apprezzo di più nel processo di traduzione e pubblicazione. 

Ci racconti un aneddoto legato ad un tuo lavoro, ad una traduzione? 

Nei dialoghi di “Corpi maledetti” sono presenti disfemismi e linguaggio colloquiale. Mentre traducevo non sempre ero certa di aver reso come volevo il linguaggio e il contesto informale. In questi casi, durante le riletture, chiedevo un parere al mio compagno e nascevano così delle serate ricche di teorie e spiegazioni sul turpiloquio in cui io poi trovavo le parole e le parolacce giuste. Il merito della fluidità dei dialoghi è anche di Vincenzo.

Il tuo prossimo sogno da realizzare o già in realizzazione? 

Ho qualche progetto in lavorazione e mi auguro abbiano lo stesso riscontro che ho avuto finora dai lettori. Non ne parlo troppo perché sono mooolto scaramantica ma posso dire che sto facendo del mio meglio per trovare dei gioiellini da portare nel panorama letterario italiano. 

A chi dedichi la Donna che sei oggi? 

La donna che sono oggi la dedico a mia madre Margherita, che ha lavorato tanto e da sola per crescere me e i miei fratelli. Mi ha insegnato la dignità che c’è in ogni gesto e in ogni pensiero. Ogni volta che le parlo di un’idea o di un progetto, mi dice che posso fare tutto ciò che desidero, non mi scoraggia mai e mi spinge a fare sempre tutto ciò che mi fa star bene. Le devo ogni cosa.

Cosa consigli a chi vuol fare il tuo stesso lavoro? 

Consiglio di non perdersi d’animo. Si sta spesso soli, in compagnia del solo libro, e anche trovare quello giusto da tradurre richiede tempo, energie e tanta lettura. In compenso, se riesci nell’impresa, ti si aprono infiniti mondi e la soddisfazione e il bene che ti tornano indietro sono immensi. Coraggio! 

Lucia è lei stessa coraggiosa come augura agli altri, determinata e piena di passione per il mondo dei libri; l’ho conosciuta proprio durante una delle presentazioni di “Corpi Maledetti” (autrice la spagnola Lucia Baskaran), ne ho avuto poi conferma durante l’incontro per questa intervista. 

Ho trovato scorrevolissimo e vero il libro, segno dunque di un’ottima traduzione, segno che il messaggio e forse un pezzetto dell’anima dell’autrice sono stati colti ed immessi nella traduzione. 

Trovo soprattutto ammirevole che Lucia stessa cerchi quelli che definisce “gioiellini” non ancora tradotti, per portarli in Italia, per avvicinare e far conoscere culture ed opere diverse

Un augurio a Lucia per tutti i suoi progetti e a chi si avvicina alla scelta di un percorso di studi, o anche di vita, qualunque sia, auguro di trovare quello più in linea con sé stesso, che possa amare e trasmetterne la passione, come Lucia ha fatto con noi donandoci questa intervista. 

Lucia grazie per il tempo che ci hai dedicato, restiamo in attesa del tuo prossimo “gioiellino”. 



× Ciao!