27 Mag QUANDO MIGRANO GLI UCCELLI SANNO DOVE ANDARE
“Alcune parole hanno paura della solitudinee si mettono a tremare…“
C’è un dolore quasi mitigato dalla poesia in questo flusso di parole che scorre senza argini, quasi in silenzio, quasi in punta di piedi; che tocca punte di prosa altissima nella sua semplicità.
In “Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare“Usama Al Shahmani racconta la fuga del giovane Dafer dall’Iraq, la paura di essere un migrante, l’incertezza, la caducità della vita; e le radici che non puoi dimenticare neanche nel tentativo di rinascita.
L’autore lo fa snocciolando la trama man mano che si avanza nella lettura, un pezzetto alla volta, perché sono tasselli preziosi di quel mosaico che è la sua vita e sembra voglia ricomporlo con la lentezza e l’importanza che merita.
“Dietro di me percepisco la speranzacome l’alba dietro un bosco fitto,esitante ma riconoscibile.”
Al Shahmani usa una narrativa asciutta, essenziale, senza fronzoli che pure fa del suo romanzo qualcosa di suggestivo, che commuove e fortifica chi ha scritto e chi legge. È una penna sapiente la sua, che affascina (…da dove sgorga la potenza dell’odio?…), mentre il passato e il presente guizzano in continui salti temporali: la Svizzera, l’Iraq, la Turchia, l’Iraq, il Kurdistan e la sua Bagdad; il prima e il dopo mischiato come un mazzo di carte.
“Sarebbe bello se ci fosse un binocolo del tempoper osservare da vicino le cose passate.“
La letteratura, le parole, i pensieri in arabo da vergare in tedesco diventano fonte di quiete, uno degli appigli a cui sostenersi per non demordere, per riconoscersi e ricostruirsi. E con le parole anche i percorsi nella Natura, i fiumi, i boschi, gli alberi.
“Ogni albero è una madre“
È un romanzo notevole che risveglia anche in noi ricordi di quella guerra, i soprusi, le violenze: il terrore è lì, lo percepisci, ma non è ridondante; la scrittura dell’autore è pacata, mai urlata anche quando ti aspetteresti di sentirlo gridare. Perché qui la Storia è raccontata con una dignità disarmante.
“Il rumore delle armi gli fece toccarei secondi con le dita,sentì il rumore del tempo…“
Un grande romanzo suggerito dall’amico Marco Latini che ringrazio per avermi fatto scoprire tanta bellezza.
“Sai, io spero che la morte mi aiuteràa liberare l’uccello migratore che è in me,a raggiungere la meta che conosco.“
Non posso dire altro, non ne sarei all’altezza. Solo che l’ho bevuto come un bicchier d’acqua quando hai sete.
“A casa di Lucia” ringrazia Lauretta Chiarini per averci dato la possibilità di pubblicare sul nostro blog questa sua splendida recensione.