24 Apr L’INDIA TI RUBA L’ANIMA
Si parte per conoscere l’India. Si torna per conoscere se stessi.
Oggi ho un compito arduo: condurvi nel Paese che ammalia!
L’India è un luogo imprevedibile, ricco di contraddizioni, che sorprende, avvolge ed entra dritto nel cuore. Un luogo che suscita grandi emozioni e riflessioni profonde. Un luogo che non si può raccontare, si può solo vivere o ancor meglio “respirare”.
Un Paese che anima l’immaginario di ognuno di noi con il suo turbinio di colori, profumi e sapori indefiniti e indefinibili. Basta chiudere gli occhi e t’immagini avvolta in un sari dai colori accesi, a dorso di un grande elefante che indossa drappi eleganti, che ti conduce verso i palazzi sfarzosi di un tempo dove vivevano i Maharaja dalle grandi ricchezze, per poi raggiungere gli antichi templi che svettano al cielo.
Il culmine dell’emozione si raggiunge davanti ad una delle sette Meraviglie del Mondo: il Taj Mahal, di ipnotica e abbagliante bellezza, testimonianza di un pegno d’amore.
Tutto iniziò nel 1607 quando l’imperatore Shah Jahan conobbe la sua sposa Arjuman Banu Begam, poi soprannominata Mumtaz Mahal (letteralmente “gioiello del palazzo”), nel bazar reale di Agra. Già il giorno dopo l’imperatore chiese la donna in moglie e i due si sposarono: da quel momento divennero inseparabili e Mumtaz Mahal divenne la moglie eletta, preferita a tutte le altre mogli, e accompagnò il re ovunque, anche nelle spedizioni militari spesso riservate ai soli uomini. Proprio durante una lunga campagna d’armi Mumtaz Mahal morì prematuramente, all’età di 39 anni, mentre dava alla luce il suo quattordicesimo figlio. L’imperatore, dopo la tragica scomparsa della sua amata, si ritirò per un lungo periodo in preda ad una grandissima tristezza. Dopo qualche tempo tornò con un progetto che lo animò per il resto dei suoi giorni; costruire un monumento che fosse all’altezza del suo amore eterno, tomba perfetta per la sua bellissima moglie, e che restituisse tramite l’arte immortalità al loro amore. Iniziarono quindi nel 1632 ad Agra, sulle rive del fiume Yamuna, i lavori per la costruzione. Ci vollero vent’anni per realizzare il maestoso mausoleo, esempio unico al mondo, oggi ammirato da milioni di visitatori e grande emblema per l’India.
Il poeta indiano Tagore definì il Taj Mahal “una lacrima sul volto del tempo”, Ruyard Kipling “il cancello d’avorio sotto il quale passano i sogni”, il romanziere Salman Rushdie si espresse invece sull’importanza di visitare questo monumento straordinario, almeno una volta nella vita:
“Ecco perché, alla fine, il Taj Mahal deve essere visto; per ricordarci che il mondo è reale, che il suono è più vero dell’eco, che l’originale è più potente dell’immagine riflessa allo specchio. La bellezza è ancora capace, in quest’epoca saturata di immagini, di trascendere le imitazioni. E il Taj Mahal è, ben oltre il potere delle parole per descriverlo, una cosa adorabile, forse la più adorabile di tutte le cose”.
Una delle città più belle dell’India è sicuramente Jaipur, la città rosa. Le decorazioni dei suoi palazzi, nei quali si mescolano lo stile Moghul ed elementi della precedente architettura rajasthana, sono veri e propri merletti in pietra. È cinta da mura in cui si aprono sette porte, tante quanti sono i blocchi in cui è suddivisa. Jaipur mantiene intatto lo spirito del passato, che è possibile ritrovare nei numerosi monumenti di cui è costellata, come il Forte Amber, risalente al XVII sec., e l’Hawa Mahal, costruito con la “pietra del deserto” e che sorge su una delle principali vie della città. In realtà non si tratta di un palazzo ma di una straordinaria facciata dotata di ben 953 finestre, dalle quali le signore osservavano il mondo esterno, elaborato e fantasioso ma nello stesso tempo limpido esempio d’arte orientale. Al colore degli edifici si aggiungono quelli degli abiti delle donne, dei turbanti degli uomini e dei pittoreschi mercati dove trovare begli oggetti di artigianato a prezzi incredibili.
Tutti gli appassionati lettori come noi devono sapere che a Jaipur si svolge ogni anno il Festival Letterario più importante di tutta l’Asia: il ZEE Jaipur Literature Festival, diretto da William Dalrymple e Namita Gokhale. L’evento celebra la letteratura nazionale ed internazionale con la partecipazione di massimi esponenti tra scrittori, fotografi, giornalisti, poeti, attori e oltre un milione di appassionati lettori ed amanti delle arti in genere.
Durante l’edizione del 2012 accadde un grande evento: al Festival avrebbe dovuto partecipare lo scrittore de “I versi satanici” di Salman Rushdie (segui il link per leggere la recensione della nostra Deborah https://www.acasadilucia.org/2024/02/28/i-versi-satanici-di-salman-rushdie/)