Meraviglioso connubio tra romanzo storico e racconto d’amore, che sembrano svilupparsi parallelamente piuttosto che fondersi, al punto che se ne potrebbero ottenere due opere distinte e complete:
l’una vicenda romantica e l’altra cronaca storica.
Ambientate in un’Italia ottocentesca in parte fantastica, in parte reale, le avventure di Fabrizio del Dongo si snodano in una serie di incontri e peripezie al termine dei quali si trova il luogo del silenzio, lo spazio simbolico dell’isolamento e della rinuncia: la Certosa di Parma. Alla battaglia di Waterloo, che apre come un’iniziazione il percorso del protagonista, Fabrizio scopre che la realtà è indecifrabile e sfuggente. Restano le emozioni, i sentimenti, primo fra tutti la passione amorosa. Ma l’amore tanto cercato sfugge all’infinito: la “caccia alla felicità” si risolve in un gioco di prospettive e di dissonanze…La Certosa di Parma è un romanzo profondamente “realista”. Stendhal vi riassume a un tempo lo spaesamento che la nascente società borghese determina nell’individuo immerso in una realtà politica e sociale in continua evoluzione, e la perdita tutta individuale delle illusioni, il disincanto di cui si scopre soggetto a un insieme di forze che dirigono arbitrariamente la sua esistenza, incapace di risolvere i propri dubbi intorno al passato e al futuro.