08 Nov LA NINNA NANNA DI AUSCHWITZ
In una mattina del 1943, Helene Hannemann sta accompagnando i suoi figli a scuola, quando la polizia tedesca la intercetta e la costringe a tornare sui propri passi. Prende corpo così la sua paura più recondita: gli agenti delle SS intendono infatti prelevare i suoi cinque bambini e suo marito, di etnia rom. Anche se è tedesca, Helene si rifiuta di essere separata dalla famiglia e decide di affrontare insieme ai suoi cari un destino che non avrebbe potuto immaginare nemmeno nel peggiore dei suoi incubi.
Si susseguono tre giorni di viaggio tra puzza e vomito su un carro bestiame.
Un bimbo morto abbracciato alla madre e l’arrivo nella sezione BIIe di Auschwitz II-Birkenau.
Sono nello Zigeunerlager, il “campo delle famiglie zingare”.
Ai bambini viene detto di andare in campeggio.
Helene e la sua famiglia si ritrovano a essere diretti testimoni degli orrori nel campo di concentramento nazista. Suo marito Johann viene portato via.
Helene, in quanto tedesca e infermiera, ha però un trattamento privilegiato e lo spietato dottor Mengele le propone di gestire un asilo Kindergarten per i piccoli prigionieri. Fisicamente ed emotivamente provata, Helene diventerà per loro una valvola di sfogo: con la sua vita darà una straordinaria prova di gentilezza e altruismo in grado di illuminare il momento più buio della storia dell’umanità.
Le offrono la possibilità di andarsene e salvarsi, ma lei da madre decide di stare con i suoi figli fino alla fine, stringendoli e cantandogli una ninna nanna.
Vi lascio qualche passo saliente:
“Si udì una sirena; sentii un pugno allo stomaco e trattenni il fiato.
Su tutto il campo calò un silenzio inquieto, rotto poco dopo dal rombo dei motori e dal latrato dei cani che si avvicinavano.
Rientrai nella scuola, guardai i miei figli che stavano giocando, mi sedetti accanto a loro e li aiutai a ritagliare dei fogli di carta mentre il mondo spariva sotto i nostri piedi avvolto dal fuoco e dalla cenere.
In quegli ultimi istanti ripensai all’aroma del caffè nella nostra casa e ai minuti che precedevano la colazione, quando tutti dormivano rannicchiati all’ombra materna delle mie ali”.
Per approfondire l’argomento continua a leggere seguendo questo link https://www.acasadilucia.org/2023/02/06/un-canto-salvera-il-mondo-1933-1953-la-musica-sopravvissuta-alla-deportazione-di-francesco-lotoro/