Ambientato a Parigi, i bistrot, il fumo, la pioggia sottile, i locali dalle luci soffuse e dai soffitti bassi, i banconi in legno scuro, gli avventori quotidiani, i personaggi ambigui. Il Simenon talmente descrittivo al punto di essere presente sulla scena, di sentire gli odori, l’umidità della pioggia, la consistenza dei vestiti…
In quella piovosa sera d’ottobre, nella cittadina di provincia, tutto sembrava tranquillo. Dopo aver cenato con la figlia Hector Loursat si era chiuso nel suo studio, come al solito, e si era sprofondato nella lettura. Erano ormai 18 anni che viveva in questo modo, senza vedere nessuno, senza uscire di casa. Il brillante rampollo dei Loursat de Saint-Marc, era diventato un orso, un inutile ubriacone. Ma quella sera, uno sparo nel buio, un’ombra che si dilegua, uno sconosciuto che muore nella sua casa. Qualcosa costringerà Loursat a uscire dalla sua solitudine, a scrollarsi di dosso la paglia della sua tana per assumere la difesa del giovane amante di sua figlia, insomma a “calarsi nuovamente nella vita”, almeno per un po’.