Nonostante le molte parole dette e scritte, l’evento Auschwitz sembra ancora avvolto da un silenzio che segnala la difficoltà di accedere a una sua piena comprensione. È un silenzio carico di vari significati, perché popolato da molteplici e differenti silenzi dovuti alla sua presunta indicibilità, alle reticenze, alle mancate elaborazioni, ai tentativi di celare complicità, alla negazione, o alla semplice necessità dell’oblio. E ci sono quelli paradossali generati da un eccesso di retorica. Su tutti, spicca il silenzio dei sopravvissuti, di coloro che a un certo punto del racconto di testimonianza devono interrompersi perché le parole non bastano più. Nel Silenzio di Auschwitz, la catena di questi silenzi consente di percorrere un itinerario intorno e dentro la Shoah, scoprendo alcune delle questioni aperte o più controverse o con le quali è ancora troppo difficile confrontarsi, alla ricerca del silenzio che è infine la misura della parola.