26 Giu NEBBIA
Nebbia è dunque una storia che cancella la linea tra realtà e finzione.
Nel romanzo si narrano le vicissitudini di Augusto Perez, un giovane sognatore, figlio unico, che dopo la morte della madre vedova non sa cosa fare della propria vita.
Un animo riflessivo, che filosofeggia su ogni avvenimento della vita, alla scoperta e alla ricerca dell’ amore, una ricerca quanto mai “nebulosa” che non gli consente di vivere appieno e di accorgersi di quanto accade attorno a lui e dentro di lui.
Le peripezie di Augusto divertono e si percepisce anche l´intento satirico dello scrittore rispetto al pensiero, alle varie figure intellettuali e alla società spagnola dell’epoca in cui è ambientata la storia.
Ad un certo punto del romanzo avviene un dialogo serrato tra l’autore e il personaggio principale con accuse reciproche di “inesistenza”, durante il quale inizialmente, l’identità di Augusto è distrutta e la sua libertà risulta condizionata dal suo creatore.
«La verità, mio caro Augusto, è che non puoi ucciderti, perché non sei vivo, e che non sei vivo – e nemmeno morto – perché in realtà non esisti».
Dopo un iniziale senso di smarrimento però il nostro eroe si ribella al suo creatore dichiarando la sua condizione di essere reale e arriva addirittura a insinuare che il vero personaggio di finzione, il sogno di un’entità superiore, potrebbe essere proprio Unamuno.
«Che non sia, mio caro signor Miguel lei e non io l’ente di finzione, colui che non esiste in realtà né vivo né morto… che non sia lei unicamente un pretesto perché la mia storia giunga fino al mondo».
E’ un libro che non delude, fino alle ultimissime righe: Nebbia è una metafora della condizione nella quale vive l’essere umano, una fittissima nebbia attraverso la quale l’uomo vaga sempre più sperduto senza trovare una meta.
«Noi uomini non siamo soggetti né alle grandi gioie né ai grandi dolori, perché queste gioie e questi dolori ci giungono avvolti in un’immensa nebbia di piccoli eventi. E la vita non è altro che questa nebbia».