15 Mag IL MARE NON BAGNA NAPOLI
“Il mare non bagna Napoli” è una straordinaria discesa agli Inferi: nel regno della tenebra e delle ombre, dove appaiono le pallidissime figure dei morti. Di rado un artista moderno ha saputo rendere in modo così intenso la spettralità di tutte le cose, delle colline, del mare, delle case, dei semplici oggetti della vita quotidiana. Anna Maria Ortese attraversa l’Ade posando sulle cose e le figure degli sguardi allucinati e dolcissimi: tremendi a forza di essere dolci; che colgono e uccidono per sempre il brulichio della vita. Nei racconti compresi nella prima parte del libro, questi sguardi penetrano nel cuore dei personaggi: ne rendono la musica e il tempo interiore, come molti anni prima aveva fatto Cechov”.
Pietro Citati
Il mare non bagna Napoli apparve la prima volta, nel 1953, nei Gettoni della Einaudi, con una presentazione di Elio Vittorini. L’Italia usciva piena di speranze dalla guerra e discuteva su tutto. Come afferma la stessa Ortese, a causa dell’argomento fu giudicato, purtroppo, un libro “contro Napoli”. Una condanna che le causò l’emarginazione dalla città.
Il mare non bagna Napoli è una raccolta di cinque racconti ed è la rappresentazione letteraria dello spaesamento procurato dalla Napoli del dopoguerra. Uno spaesamento dovuto non solo dalla visione esteriore della città, ma anche a quella interiore. Una nevrosi che è un tutt’uno con la vita e la scrittura della Ortese, provocata dal contrasto tra realtà e immaginazione e, come lei stessa scrive: “Erano molto veri il dolore e il male di Napoli, uscita in pezzi dalla guerra. Ma Napoli era città sterminata, godeva anche d’infinite risorse nella sua grazia naturale, nel suo vivere pieno di radici. Io, invece, mancavo di radici, o stavo per perdere le ultime, e attribuii alla bellissima città questo spaesamento che era soprattutto mio”.
Il mare è solo uno schermo su cui si proietta il doloroso spaesamento, il “male oscuro di vivere.” È un viaggio nel buio profondo, nell’accettazione, nell’intollerabilità. C’è nella Ortese quella malinconia grave, la volontà di allontanare quell’orrore e scorgere la bellezza.
È un libro che consiglio caldamente di leggere. Il mare non bagna Napoli è per tutti coloro che non si fermano alle apparenze, per chi ha larghe vedute e per chi ha capacità riflessiva.
A mio avviso la Ortese fu tanto criticata e contestata, soprattutto dai politici dell’epoca, proprio perché non ebbero la capacità di capire a fondo il senso e l’enorme apparato simbolico della sua scrittura, la sua denuncia del destino degli esclusi che è al centro della sua narrazione…