21 Apr “La svastica sul sole”, di Philip K. Dick
Per chi ama il genere distopico, Philip K. Dick è un autore che non può essere ignoraro. Cercavo da tempo questa lettura; avevo già “conosciuto” Dick con “Ma anche gli androidi sognano pecore elettriche?” e questo mi ha preparata al suo stile. In questo romanzo si assiste ad un ribaltamento storico, ma la struttura è più complessa di quel che sembra: i piani temporali, infatti, sono almeno due (il ribaltamento storico della vittoria dell’Asse nel secondo conflitto mondiale a cui si contrappone la vittoria degli Alleati descritta in un romanzo proibito che circola) e di certo se ne scorge un terzo, il piano temporale del lettore stesso, che non si riconosce in nessuno dei due. Sì, perché anche nel libro proibito (“La cavalletta non si alzerà più”) la realtà storica è diversa, non basta riassestare il singolo evento storico che avrebbe modificato il corso degli eventi per ristabilirla. E in tutte queste realtà emergono comunque le imperfezioni, il senso di distruzione che l’uomo porta nella storia. Un romanzo profondamente americano, nei richiami letterari, nell’ideologia alla base, e allo stesso tempo anche fuorviato nella visione più edulcorata della dominazione giapponese a causa dell’avvicinamento dell’autore a questa cultura, in cui sola trova la via all’unica speranza per uscire dall’autodistruzione: riappropriarsi della verità interiore. Ognuno dei personaggi principali in cui la trama è frammentata affronterà un proprio percorso, metaforico e a volte anche fisico, che porterà alla scoperta di questa verità: solo ammettendo la propria parte di responsabilità nelle pieghe violente delle vicende storiche, giustificando o addirittura agendo per i propri interessi, solo così si arriverà ad una nuova consapevolezza che guiderà i cambiamenti nelle loro vite specifiche. Quasi un pellegrinaggio espiatorio, che per l’unica donna protagonista sarà anche un viaggio alla ricerca della strada verso il castello che darebbe il titolo all’opera stessa (il titolo originario è “L’uomo nell’alto castello”), dove vive lo scrittore del libro fantascientifico in cui la realtà storica è ribaltata e in cui è possibile ravvisare lo stesso Dick. Insomma, una storia che sono tante storie, una vicenda che è falsa e vera e possibile allo stesso tempo, uno slittamento di culture e punti di vista. Un’esperienza che, a mio parere, merita di essere affrontata.