Un grande scrittore racconta l’anima del suo paese.
Dall’alba dei tempi il territorio del Messico, dalle foreste alle valli fertili, dalle mesas desertiche ai vulcani avvolti dalle nuvole, è stato teatro di eventi epocali e feroci conflitti. Ma gli antichi dei, gli imperatori aztechi, i conquistadores, le invasioni degli Stati Uniti e della Francia, i dittatori, i contadini e i rivoluzionari non fanno parte di un tempo ormai trascorso: il loro peso, la loro luce danno forma e colore al presente. Ora il Messico affronta un decisivo periodo di mutamento: diviso tra passato e futuro, stanco di un sistema politico sull’orlo del collasso ma incerto su cosa dovrebbe sostituirlo, il paese lotta per la difficile transizione dall’autoritarismo a un regime democratico. Ma dove possono trovare la forza i messicani per reagire alla crisi economica, politica e morale della loro nazione?
Carlos Fuentes fornisce la sua risposta alla cruciale domanda con “Tutti i soli del Messico”; in questi saggi, il grande scrittore rilegge l’attuale condizione del suo paese alla luce del passato. Sfilano così davanti ai nostri occhi gli avvenimenti di ieri e di oggi: la rivoluzione zapatista del 1910, la fondazione dei maggiori partiti politici, le lotte per la riforma agraria, la rottura tra i presidenti Salinas e Zedillo, gli accordi NAFTA e l’insurrezione in Chiapas, con il cui leader, il subcomandante Marcos, l’autore intrattiene un vibrante scambio epistolare.
Per Fuentes la vera ricchezza del suo paese è nella particolare identità meticcia, nata dalla convivenza di etnie diverse e indipendente dai modelli del capitalismo statunitense. Un’identità comune a tutti i messicani, che fino a oggi non ha ancora trovato espressione nella vita politica, ma che forse è l’unica forza in grado di preparare il Messico ad affrontare il nuovo millennio.