Il romanzo parla di mare ed è piacevolmente poetico e filosofico. Scavando nell’animo di persone un po’ stravaganti, gli abitanti di Rivasonda, si scopre che in fondo sono le loro piccole personali follie a renderli così uomini, così veri.
Ariela vive in un mondo fantastico, ai confini dell’assurdo: è nata in un villaggio fatto di case con tetti di conchiglie, di alghe o di piume di gabbiano, ora abita in un quartiere dove piove esattamente sei mesi l’anno, circondata da una famiglia composta da persone stravaganti, genialoidi, un po’ folli, ma tutte tenere e umanissime. Sembra una favola, ma non lo è: Ariela non trova il suo posto in questo mondo, non si sente all’altezza, si crede stupida. E una sera incontra il suo destino: nelle sue mani viene messa la vita di un uomo che lei ha odiato per il male che le ha fatto. La tentazione estrema della vendetta è fortissima. Lungo le ore drammatiche in cui prende una decisione che cambierà il corso di due vite, Ariela si guarda allo specchio, rilegge la sua storia, ascolta se stessa.