06 Mar L’ARTE DI ESSERE FELICI DI ARTHUR SCHOPENHAUER
Nello sterminato fascio di carte che compongono gli scritti postumi di Schopenhauer si cela un abbozzo di eudemonologia, ossia l’arte di essere felici.
In questo testo Schopenhauer concepì il disegno di raccogliere in una guida, articolandola in cinquanta massime, una serie di pensieri semplici e pieni di intuizioni profonde, che ha come scopo non di essere una guida alla felicità, ma di condurre coloro che vi aspirano a vedere le cose come stanno realmente, con maggiore oggettività. Attraverso questa visione, conquistarsi un punto di vista più elevato e più vicino alla vera sapienza.
Schopenhauer definisce la felicità, sostenendo che essa, compiuta completamente è impossibile, poi aggiunge che è possibile uno stato relativamente poco doloroso, cioè una serenità d’animo. Un terzo elemento importante per la felicità è la salute del corpo, attraverso il proprio auto-disciplinamento.
Schopenhauer definisce la felicità, sostenendo che essa, compiuta completamente è impossibile, poi aggiunge che è possibile uno stato relativamente poco doloroso, cioè una serenità d’animo. Un terzo elemento importante per la felicità è la salute del corpo, attraverso il proprio auto-disciplinamento.
“Siamo tutti nati in Arcadia, tutti veniamo al mondo pieni di pretese di felicità e di piaceri, e nutriamo la folle speranza di farle valere, fino a quando il destino ci afferra bruscamente e ci mostra che nulla è nostro, mentre tutto è suo, poiché esso vanta un diritto incontestabile non solo su tutti i nostri possedimenti e i nostri guadagni, ma anche sulle nostre braccia e le nostre gambe, sui nostri occhi e sulle nostre orecchie, e perfino sul nostro naso al centro del volto.
Poi viene l’esperienza e ci insegna che la felicità e i piaceri sono soltanto chimere che un’illusione ci mostra in lontananza, mentre la sofferenza e il dolore sono reali e si annunciano direttamente da sé, senza bisogno dell’illusione e dell’attesa.”